“Io, lo giuro, non ho paura della morte, ma l’agonia sì, mi fa paura, specialmente quando dura anni e ti mozza il lavoro, e tu stai male, avresti bisogno di riposarti e di guarire, e invece continuano a tafanarti i padroni di casa, i letturisti della luce, Mara con la comunione e le palline del bimbo, le tasse, i rappresentanti di commercio, i datori di lavoro, i medici, i farmacisti, le cambiali, gli esattori dell’abbigliamento. L’agonia continua fino a che a tutti costoro sembri che ci sia il modo di levarti di corpo qualcosa ancora e fino a che tu abbia la forza di continuare. Poi lasciano che tu muoia”.
Monthly Archives: Marzo 2019
Proibito esistere senza documenti
<<Una questione? Quale? … Ah, sì, è una cosa molto semplice. Mi serve un documento, Filipp Filippovic.>>
Filipp Filippovic trasalì. <<Ehm… Diavolo… Un documento! Effettivamente… Ehm… però forse si può fare anche senza…>> il tono della sua voce era incerto e afflitto.
<<Ma scusate,>> rispose reciso il tipo <<come si può farne a meno? Questa poi… Eppure, scusate, lo sapete anche voi che a uno uomo privo di documenti è severamente proibito di esistere. Innanzitutto il Domkon!>>
Michail Bulgakov, Cuore di cane
Superfluo come lui non c’era nessuno al mondo
“Tunda andava al porto quando le navi arrivavano. Pur sapendo che erano i soliti vecchi battelli locali, che al più trasportavano gli impiegati del paese e qualche raro mercante forestiero di caviale, tuttavia seguitava a immaginare che quelle navi venissero da mari sconosciuti. Le navi sono i soli mezzi di trasporto a cui si attribuiscono tutti i viaggi avventurosi. Ogni comune imbarcazione, ogni comoda zattera, ogni misera barca da pesca potrebbe aver assaggiato l’acqua di tutti i mari. Per un uomo che sta su una sponda tutti i mari sono uguali. Ogni piccola onda è sorella di altre più grandi e pericolose”.
La stiva e l’abisso – Il mare che non si vede
“Ma ciò che mi ha più impressionato è l’aver appreso che, dall’interno della stiva, e ancor più della sentina, non solo si percepisce ravvicinato e vivissimo il rumore del corpo e dei cavi che sfregano contro la carena, ma si possono anche sentire le grida subacquee del suppliziato. Sì, perché quel viaggio nel buio e nel gelo io me lo sono sempre immaginato muto, come una vicenda di rassegnazione, o come l’ingresso timoroso e un po’ stupefatto in un solenne mistero: il mistero del mare che non si vede, del mare nascosto dalla mole nera della nave. Invece ora vengo a sapere di una lotta, di una disperata resistenza al mistero, cioè di un attaccamento del condannato alla propria terrigna, legnosa, carnale umanità: e il cambiamento auspicato, allora? Quell’evoluzione profonda, intima (oserei dire quell’alterazione chimica) di uno spirito proteso alla conoscenza del proprio spavento? Un urlo solo, è evidente, la nega”.
Michele Mari, La stiva e l’abisso, Einaudi
Quant’è che vi danno, per esibirvi sulle funi?
‘No, non mi piaceva lavorare. Avrei preferito poltrire e pensare a tutte le belle cose che si possono fare. Non mi piace lavorare – non piace a nessuno – ma mi piace ciò che nel lavoro è insito – la possibilità di trovare te stesso. La tua realtà – per te, non per gli altri – ciò che nessun altro uomo potrà mai sapere. Loro vedono soltanto l’apparenza e non sono mai in grado di capire che cosa realmente significhi’ […] Continue reading