“…è vivere che è tremendo, uno attraversa un giorno dopo l’altro e in un cantuccino della sua testa continua a dirsi: questa è la vita, boh, qualcosa succederà, la tal cosa si sistemerà, la talaltra prima o poi andrà a posto, quel che è certo è che per ora sono uno che vive e intanto quelle cose, che poi non sono mai come uno se le aspettava, sono solo dei ricordi, sì, poniamo che tu ti ripari il tetto della casa: tu credi di star facendo quella riparazione, in realtà stai solo costruendo un ricordo, è solo questa la vita, una continua fabbrica di ricordi, il che vuol dire che anche da vivi non facciamo altro che morire, ragiona, quando noi ci ricordiamo di noi stessi in genere ci commuoviamo, no? ci inteneriamo, diventiamo malinconici, e perché? Perché in quel momento è come se pensassimo ai nostri cari defunti, al nostro papà o al nostro nonno, perché non ci siamo più, quei noi là, solo che siccome i vivi non smettono mai di guardare avanti si dimenticano della verità, e la verità è dietro, è il dietro la nostra verità, sono tutte quelle piccole morti di noi stessi che ci hanno accompagnato fin dalla nascita, e questo lo capisci veramente solo una volta, quando rivedi la tua vita tutt’insieme e tutt’intera, perché non puoi più guardare avanti, capisci? c’è solo il dietro, è come se il dietro, dopo averti seguito di nascosto nel bosco, come un assassino, ti raggiungesse con una corsettina e si presentasse, lo guardi e vedi che ha la tua faccia, capisci? capisci? Ecco, nel brevissimo istante di quel tuffo io ho capito che nella vita l’unica cosa a succedere è la morte”.
Monthly Archives: Aprile 2019
Nicoletta Bianconi – Qualcosa di giallo. Vita di un rappresentante di moquette

Un libro fuori misura, un piccolo saggio di buona e originale scrittura: uno di quei racconti “intimi” che hanno il dono di appassionare il lettore dal primo all’ultimo rigo.
Io sono l’isola
“A mano a mano che girovagava, Maitland scoprì che il suo corpo e il dolore nella gamba gli importavano sempre meno. Incominciò a muovere quel guscio, dimenticando dapprima l’arto offeso e poi tutte e due le gambe, cancellando qualsiasi coscienza dei bruciori al petto e al diaframma. Continue reading
I giorni tuoi perduti
Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion. Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all’estrema periferia della città, fermandosi sul ciglio di un vallone. Kazirra scese dall’auto e andò a vedere. Continue reading