Nicoletta Bianconi – Qualcosa di giallo. Vita di un rappresentate di moquette – Sempremai
Un libro fuori misura, un piccolo saggio di buona e originale scrittura: uno di quei racconti “intimi” che hanno il dono di appassionare il lettore dal primo all’ultimo rigo.
di CasaLibri
“Color aviazione”, o se preferite blu nostalgia: sono quelle del ricordo le tinte più forti del lavoro d’esordio di Nicoletta Bianconi – Qualcosa di giallo. Vita di un rappresentante di moquette (Sempremai). Messa da parte la suggestione cromatica del titolo, il libro racconta la storia di una donna – omonima e alter ego dell’autrice – alle prese con la scrittura di un romanzo poliziesco e, soprattutto, con un Tempo al quale sente di non appartenere. Continue reading →
Romanzo di formazione, noir, racconto post-adolescenziale o di fantascienza: trovare un genere letterario nel quale incasellare un libro come “Medusa” è una impresa pressoché impossibile. Il lavoro d’esordio del venticinquenne Luca Bernardi, edito da Tunué nella collana curata da Vanni Santoni, è infatti materia talmente viva da non adattarsi per nulla alle solite, asfissianti classificazioni di genere. “Medusa”, per usare le parole dello stesso autore, è soprattutto la storia di “una mente in stato di liquefazione“. Un ventenne ossessionato dagli extraterrestri e dall’idea di compilare un “Dizionario semiologico abissale” trascorre le vacanze estive con i genitori, sulla costa tirrenica. Gioca a ping-pong, fantastica sulle ragazze, “commercia” con gli alieni e tenta faticosamente di tenere a bada la sua psicosi. Durante una festa in casa dei ricchi zii, perso ormai il controllo, decide di partire verso la riviera romagnola in compagnia di tre amici d’infanzia cinici e irrequieti. Una fuga, o per meglio dire “un autoinseguimento” che finirà inesorabilmente per mettere il giovane protagonista a confronto con i suoi peggiori fantasmi.
“Ti insegniamo noi! Noi chi? Le amichette culi dislessici? I compagnucci analfabeti? Annaspo all’idea di quali orrori possano sprigionarsi da tre lettere. Di ogni parola sempre ho sospettato, diceva il mio mentore Scardanelli, ma su tutte quelle che risucchiano i più nell’uno. Noi amici, noi nemici, noi buoni, noi cattivi, noi neri, noi bianchi, noi maschi, noi femmine, noi scemi, noi svegli, noi padri, noi figli? Noi scarafaggi?”
“White è mosso dall’esigenza di raccontare “il conflitto”, sia esso quello tra due amanti, tra gli uomini o di un’anima tormentata”.
T.H. White – L’astore – Adelphi
“Una storia d’amore, una farsa, un libro di storia medievale, una riflessione sulla violenza, il desiderio, il controllo di sé e il controllo degli altri, un saggio di storia naturale, uno sfoggio di cultura shakespeariana e una tragedia”.
Scritto in forma di diario, “L’astore” -Adelphi- narra la storia di un uomo alle prese con l’educazione di un uccello selvaggio e indomabile. Il testo, sul cui sfondo aleggia lo spettro della seconda guerra mondiale, integra parti tecniche e divulgative, profonde riflessioni sul rapporto addestratore-animale e passaggi densi di considerazioni sulla vita e la civiltà occidentale. L’insieme, con tutti i limiti di un libricino pensato per descrive l’addestramento del falco Gos -“un essere capace di progressi quotidiani “tanto graduali e sottili” che “solo il padrone, normalmente, era in grado di cogliere”- è tutt’altro che noioso. Il lettore, anche il meno interessato a scoprire come si ammaestra un rapace, non potrà che apprezzare un racconto singolare e dagli sviluppi inaspettati.
“Gli astori erano Amleto, erano Ludovico di Baviera. Deliranti discendenti di deliranti antenati, nel pieno delle forze erano più che a metà folli”
Per il suo primo romanzo, Emma Cline punta sulla storia nera di un’adolescente “invisibile” in cerca di sé stessa.
Emma Cline – Le ragazze -Einaudi
“Le ragazze annuncia l’arrivo di una voce formidabile nella narrativa americana”.
Jennifer Egan
di CasaLibri
Salutato da buona parte della critica come “l’esordio letterario dell’anno”, “Le ragazze”, della ventisettenne Emma Cline, è uno di quei romanzi che si lasciano divorare fin troppo rapidamente. Il libro (Einaudi, traduzione di Martina Testa) narra la storia di Evie Boyd, una quattordicenne alla costante ricerca di qualcuno che sappia apprezzarla. Figlia di genitori separati e praticamente inesistenti, Evie tenterà senza successo di riconoscere un accenno di approvazione nelle amiche di scuola, nei ragazzi e persino nell’amante del padre. Un percorso disperato e doloroso che si risolverà solamente nell’incontro con Suzanne, una delle donne della comune -siamo nella California del 1969- in cui la giovane protagonista del racconto troverà rifugio e considerazione. Trascinata in un vortice di sesso, droga e violenza, Evie riuscirà a scoprire la sua identità solo dopo aver sfiorato l’orrore dell’omicidio.
“Quella fu la prima volta che vidi Suzanne: i suoi capelli neri ne segnalavano, anche da lontano, la diversità, il sorriso che mi aveva rivolto era diretto e aveva un’aria di valutazione. Non riuscivo a spiegarmelo, lo strappo che avevo provato guardandola. […] E cosa aveva visto la ragazza guardando me?”