“Guardati attentamente allo specchio, David. Cosa vedi? Qualcuno che non ti piace granché. Quando avevi vent’anni ti accettavi con i difetti e tutto. Poi è iniziato il disincanto. A trent’anni la tua tolleranza si stava esaurendo. Non eri del tutto affidabile, e sapevi di essere incline al compromesso. Il futuro stava già allontanandosi, i sogni luminosi scivolavano sotto l’orizzonte. E adesso sei solo una quinta teatrale, basterebbe una spinta e l’intera scena crollerebbe ai tuoi piedi. A volte hai l’impressione di vivere la vita di qualcun altro, in una strana casa che hai affittato per sbaglio. Il ‘te’ che sei diventato non è il tuo vero io”.
“Ma perché Chelsea Marina? Una banda di professionisti da business che si lamenta del poco spazio per le gambe? Kay Churchill che cerca di traumatizzare la borghesia facendole dimenticare l’educazione all’uso del vasino?”
“Esattamente”. Gould si sporse verso di me, le braccia alzate per accogliermi all’ovile. “L’intera protesta è ridicola, l’ho capito appena ho messo in moto le cose. Doppie righe gialle, rette scolastiche, costi di manutenzione… una voce qui, un mormorio là. Tutti hanno reagito, pur sapendo che opporsi era insensato. Era l’ultimo lancio dei dadi, un azzardo tanto efficace quanto più insensato. Ecco cosa ti ha portato a Chelsea Marina. E’ una carta rischiosa, una scommessa impossibile, un gesto folle che lancia una specie di messaggio. Far saltare in aria un negozio di video, incendiare il National Film Theatre… completamente assurdo. Ma proprio questo ti ha fatto sentire libero”.
“Kay e gli altri però hanno le loro ragioni. La vita borghese al loro livello può essere piuttosto risicata”. Mi alzai in piedi, cercando di evitare le mani di Gould tese verso i miei polsi.
“Vacanze a buon mercato, alloggi troppo costosi, un’educazione che non dà più nessuna sicurezza. Chiunque guadagni meno di 300.00 mila sterline l’anno non conta praticamente niente. Sei solo un proletario con un completo tre bottoni”.
“Ed è per questo che non siamo soddisfatti di noi stessi. Io non mi piaccio, e nemmeno tu ti piaci, David”. Gould rimase a guardarmi mentre cercavo di aprire un rubinetto sul lavandino ingombro.
“La gente non si piace al giorno d’oggi. Siamo una classe di redditieri, un retaggio del secolo scorso. Tolleriamo tutto, ma sappiamo che i valori liberali sono fatti apposta per renderci passivi. Pensiamo di credere in Dio, ma siamo terrorizzati dal mistero della vita e della morte. Siamo profondamente egocentrici, ma non riusciamo ad affrontare l’idea del nostro io finito. Crediamo nel progresso e nel potere della ragione, ma siamo assillati dai lati più oscuri della natura umana. Siamo ossessionati dal sesso, ma temiamo l’immaginazione sessuale e dobbiamo essere protetti da enormi tabù. Crediamo nell’uguaglianza, ma detestiamo le classi inferiori. Temiamo i nostri corpi e, più di qualsiasi cosa, temiamo la morte. Siamo un incidente della natura, ma pensiamo di essere al centro dell’universo. Siamo a pochi passi dall’oblio, ma in qualche modo speriamo di essere immortali…”
“E tutto questo è colpa del… Ventesimo Secolo?”
“In parte ha contribuito a chiuderci le porte in faccia. Viviamo in un carcere a blando regime, costruito da generazioni precedenti di detenuti”.