Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirra, rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un camion. Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in auto. E il camion fece una lunga strada, fino all’estrema periferia della città, fermandosi sul ciglio di un vallone. Kazirra scese dall’auto e andò a vedere. Continue reading
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Così, mi sa che è la mia vita
Byron ancora si domandava perché l’altro rimaneva a Jefferson, quasi in vista e a portata d’orecchio della chiesa che lo aveva ripudiato ed espulso. Una sera Byron glielo domandò. <<Tu perché passi i tuoi sabati pomeriggio a lavorare all’officina mentre gli altri operai si divertono in città?>> disse Hightower. <<Non lo so>> disse Byron. <<Così, mi sa che è la mia vita>>. <<E anch’io, mi sa che è la mia vita>> disse l’altro. ‘Ma adesso so perché è così’ pensa Byron. ‘E’ perché uno ha più paura dei guai che potrebbe avere che di quelli che ha già. Si aggrappa ai guai ai quali è abituato piuttosto che rischiare di cambiare. Un uomo può parlare di come gli piacerebbe sfuggire alle persone vive. Ma sono i morti quelli che gli fanno più male. Sono i morti che se ne stanno belli tranquilli in un posto e non cercano di trattenerlo, quelli a cui non può sfuggire’.